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Con la crisi che persiste e i giganti dell’economia mondiale che avanzano, su tutti i famosi BRIC (Brasile – Russia – India – Cina), per le aziende italiane diventa quasi obbligatorio doversi affacciare al di fuori dello Stivale. Aprirsi al mercato estero è una necessità in tantissimi settori, le vie per intraprendere questo percorso sicuramente diverse e connesse tra loro, ma spesso ci si dimentica la più rapida e diretta: Internet.
Ecco perché oggi ci occuperemo di un tema tanto interessante quanto complesso: il posizionamento di un sito web all’estero.
In questo Articolo:
Riassumiamo brevemente i passi necessari per indicizzare un sito italiano sui motori di ricerca stranieri, i vari Google.de, .fr. e .com, ma anche cosa è assolutamente meglio evitare.
Passiamo ora agli aspetti più tecnici, più SEO. Dove e come piazzare le sezioni tradotte nel sito? Ci sono diverse soluzioni che elenchiamo in ordine descrescente di gradimento per i motori di ricerca.
I contenuti, ovviamente, andranno inseriti rispettivamente nel dominio/livello/cartella indicati.
Step numero 2: indicare a Google tramite Webmaster Tools la geolocalizzazione del livello/dominio/cartella. Se avete un dominio per ogni lingua, l’operazione non è necessaria. In caso contrario, ecco cosa fare:
Et voilà, in pochi giorni il vostro sito web in lingua sarà indicizzato sui motori di ricerca stranieri!
Come risaputo, per migliorare il posizionamento non basta indicizzare un sito. Sono necessarie l’ottimizzazione e altre tecniche come la link building. Per questi servizi potete rivolgervi alla nostra agenzia, ecco comunque alcuni suggerimenti utili, posto che non sarà né semplice né veloce visti gli innumerevoli e mutevoli criteri con cui G. si autoregola:
Buon SEO Multilingua a tutti!
Consulente di Web Marketing e Ecommerce, Esperto Facebook Ads e Google Ads con un passato da Giornalista Pubblicista. Public speaker e docente presso Università e Master. Autore del libro “Facebook Ads in pratica”.