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Nel 2007 circa 5,4 milioni di persone in Sudafrica sono affette dal virus dell’HIV.
Nonostante il Sudafrica sia dotato di una contesto legislativo notevole riguardo all’AIDS, nonostante le risorse finanziarie non manchino e le politiche di informazione possano contare su un sistema di mass media sviluppato la malattia non dà cenni di regressione.
La mancanza di volontà politica e di una presa di posizione forte, se erano giustificabili al tempo dell’apartheid, non lo sono più oggi.
Gli ammalati di AIDS hanno dovuto attendere il 2003 per poter accedere al
trattamento ARV, e per questo devono ringraziare l’attività svolta dalla TAC. Anche il merito della vittoria contro i colossi della farmaceutica va attribuito agli attivisti, ma, pur possedendo un apparato industriale in grado di produrre farmaci generici a basso costo, il paese non ha colto l’opportunità offerta da questa vittoria.
Il governo sudafricano, dopo aver superato le difficoltà della transizione democratica, non ha saputo dare una risposta soddisfacente al problema dell’AIDS. Mandela è stato il primo a sollevare la problematica e gode di una legittimazione nazionale e internazionale. Le difficoltà che lo hanno frenato sono scomparse all’indomani dell’elezione di Mbeki.
Alle confortanti parole e intenzioni iniziali non sono seguite azioni adeguate.
Mbeki ha dato inspiegabilmente il suo appoggio a dubbie teorie scientifiche, rallentando l’implementazione di programmi seri ed efficaci volti alla lotta all’epidemia, gettando nello sconforto e confusione milioni di ammalati.
Il governo, inoltre, non ha saputo frenare la fuga del personale medico rendendo ancora più preoccupante la situazione del sistema sanitario, già alle prese con il problema dell’ineguaglianza.
La strenua lotta, tuttora in corso, tra la TAC e il governo, dimostra che quest’ultimo sembra non volere por fine alla terribile pandemia. Molti passi in avanti sono stati compiuti grazie alle lotte degli attivisti, ma la vicenda del vice-ministro Madlala-Routledge pone ulteriori dubbi sulla reale volontà dell’esecutivo.
Il panorama sudafricano continua ad essere caratterizzato da questo conflitto. Un conflitto che difficilmente diverrà produttivo, se il vertice politico non deciderà, una volta per tutte, di guardare negli occhi lo spettro dell’AIDS e di mettere fine a quello che sta diventando l’olocausto indiscriminato del Sudafrica.